Pescantina è cresciuta lungo l’Adige, cardine nei tempi passati di un florido sistema di traffici commerciali. Il suo nome deriva da “pescante”: luogo che “pesca” nell’acqua e ciò testimonia lo stretto legame creatosi con il fiume.
È un paese antico, forse di epoca romana, ma è in pieno medioevo che si svilupparono molte attività legate al commercio sull’Adige. Pescantina divenne uno dei cardini della navigazione fluviale e acquisì ricchezza e notorietà in epoca veneziana e fin nella seconda metà dell’Ottocento.
Le imbarcazioni prodotte nei cantieri locali erano di piccole dimensioni e con il fondo quasi piatto, adatte a navigare nelle acque poco profonde di fiumi e delta lagunari. La più conosciuta è il “burchio”, costruito in legno di larice, rovere ed abete aveva una lunghezza di circa 35 metri e una capacità di carico di 2000 quintali.
Le imbarcazioni percorrevano l’Adige da Pescantina a Venezia in circa tre giorni e risalivano contro corrente impiegando circa 15 giorni. La risalita avveniva grazie all’aiuto di coppie di cavalli o buoi, che trainavano le barche viaggiando sulla strada laterale al fiume chiamata del tiraglio, cavallara o alzaia.
Gli eventi storici, dalle pestilenze all’arrivo delle armate napoleoniche a fine Settecento, avviarono i traffici sul fiume verso il declino.
La costruzione della linea ferroviaria Verona – Trento, inaugurata il 1859, soppiantò definitivamente il trasporto fluviale.
Alla fine del secondo conflitto mondiale Pescantina tornò a distinguersi per la straordinaria accoglienza prestata agli internati nei campi di concentramento, di ritorno in Italia.
Molte persone trovarono a Balconi di Pescantina, diventato in quel periodo capolinea della ferrovia, un campo di assistenza sanitaria in cui gli abitanti del paese si attivarono per prestare loro ogni cura.
Il 25 settembre del 1966, fu costruito un monumento dedicato ai caduti e agli ex internati.